Dopo la pubblicazione del nostro manifesto sul consumo dell'acqua, dovrebbe esservi chiaro — carissimi lettori — che gli autori del blog sono due estimatori di quel liquido dolce o amarognolo, dal colore ambrato e dal gusto intenso, solitamente noto come... bbira.
Orbene, siccome questo lubrificante sociale è una delle bevande più popolari in assoluto da circa 12.000 anni a questa parte, si capisce che la produzione della stessa non deve essere eccessivamente complessa, essendo realizzata da popoli primitivi senza le più basilari conoscenze igieniche e chimiche. Noi non intendiamo essere da meno e, con la classica supponenza dell' homo sapiens sapiens, ci prodigheremo nella produzione di birra!
Trattandosi di una bevanda alcolica che richiede un periodo di fermentazione, va da sé che i rischi di contaminazioni batteriche e di disastri alimentari sono molto alti. È anche per questo motivo che la produzione di birra rientra pienamente nella linea editoriale di questo blog!
Gli strumenti
Mentre consumare la birra è un atto di una facilità disarmante che non richiede alcuno strumento nei casi più estremi, la produzione del miracoloso nettare — seppure anch'essa non sia una questione complessa — richiede comunque una serie di strumenti piuttosto specifici.
Chiaramente, quanto scritto sopra vale solo se non siete abbastanza fortunati da trovare una sorgente naturale di birra.
Molte marche di birra si fregiano di rispettare ancora questa legge, anche se dubitiamo che seguire una legge del 16° secolo sia necessariamente un vanto...
Tra gli strumenti di base che serviranno, oltre ad un pentolone per la cottura, ci sono il fermentatore (che è possibile acquistare in varie misure ed in vari materiali diversi, qui ne vedete uno in acciaio, ma anche la plastica va bene), il gorgogliatore (che non è, come state immaginando, un vostro amico che presiede alla produzione della birra emettendo con continuità suoni gutturali, bensì quella specie di sifone di plastica che permetterà ai gas prodotti dalla fermentazione di fuoriuscire senza che entri aria nel fermentatore) ed un lungo mestolone bucato per mescolare ed ossigenare il composto che produrremo.
Per quanto riguarda gli ingredienti invece, la birra è solitamente composta da 3 componenti base: estratto di malto, luppolo e lievito. L'estratto di malto può essere prodotto in casa, da zero, lavorando il frumento (solitamente orzo o grano). Tuttavia, visto che si tratta di un procedimento complesso ed impegnativo (leggi: ultra-palloso), chi produce birra in casa (leggi: gli sfaticati come noi) di solito ricorre all'estratto di malto già pronto in sciroppo, che viene commercializzato in delle comode lattine, o in polvere.
Certo, direte voi, che se si devono comprare delle lattine di roba per farsi la birra, tanto vale comprare direttamente lattine di birra... Vero! Ma volete mettere la soddisfazione?!
Da notare che l'estratto di malto in sciroppo può essere già “luppolato” o meno. A seconda della varietà che utilizzate, potrà essere necessario aggiungere luppolo nella fase di cottura.
In aggiunta a questo, vi servirà anche circa 1 kg di zucchero come “nutriente” per il lievito (controllate l'estratto di malto per le quantità). Questa componente di zucchero, in aggiunta al malto, sarà ciò che il lievito tramuterà in alcol. Detto così è brutto, ma la birra in effetti non è altro che cacca di batterio. Che gusto, eh? Pensateci la prossima volta che ordinerete una birra strong ed immaginatevela come il risultato di una malattia intestinale di massa.
Il segreto: l'acqua
Se siete stati in pellegrinaggio alla magica e mitologica fonte della Guinness a Dublino, oltre ad essere stati massacrati dal marketing dello Storehouse, sarete con ogni probabilità anche stati bombardati da varie apologie sulla purezza degli ingredienti di questa celebre birra.
Orbene, leggende inventate sulla fonte della Guinness a parte, è innegabile che essendo composta per la maggior parte di acqua, la qualità di questo ingrediente è fondamentale per una buona birra. Avendo la fortuna di abitare in Italia dove anche l'acqua del rubinetto nella maggior parte dei casi non fa schifo, è piuttosto facile procurarsi del H2O di buona qualità. Noi siamo andati in missione all'Abbazia di Sasso Vivo!

Orbene, dopo il periglioso viaggio di ritorno, dovreste avere acqua a sufficienza a casa, a seconda del fermentatore e della quantità di estratto di malto che avete (la quantità d'acqua necessaria è indicata sulla confezione di solito): nel nostro caso abbiamo usato una lattina per 23 lt d'acqua in un fermentatore da 30 lt (il reciproco sarebbe di difficile realizzazione).
Oltre ai 23 lt strettamente necessari, assicuratevi di averne un po' di scorta.

Una volta pronti, versate in un pentolone 3 litri d'acqua. Tenete sempre traccia con esattezza dell'acqua che state aggiungendo al composto: utilizzare troppa o troppo poca acqua può rendere tutt'altro che bevibile la vostra birra (ci siamo passati, beuuurk).
Sterilizzazione
Come sicuramente avrete notato nei nostri post precedenti, non sono le norme igieniche la nostra maggiore preoccupazione quando prepariamo una ricetta. Anzi. Colture di funghi e batteri sono i nostri più grandi amici in cucina (è per questo che possiamo vantarci di avere un sistema immunitario sviluppatissimo, secondo la massima “ciò che non ti uccide, ti rende più forte”).
La stessa cosa però non vale per il lievito utilizzato per fermentare la birra: questa tipologia di organismo primitivo è molto sensibile sia alla temperatura che alla presenza di altri batteri estranei. Proprio per questo motivo cercheremo, per questa volta soltanto, di impegnarci nel tenere il tutto pulito e perfettamente sterilizzato. Per raggiungere questo scopo solitamente si usa il metabisolfito di potassio, un sale che va disciolto in acqua e quindi utilizzato per pulire tutto l'armamentario meticolosamente.


L'acqua calda dovrebbe neutralizzare il metabisolfito. Accertatevi di sciacquare a fondo, altrimenti gli effetti sul gusto potrebbero essere ancora più negativi di quelli dati da qualche batterio di troppo.
La preparazione
È ora di passare all'azione! Dopo tutta questa preparazione, possiamo tranquillizzarvi che ci vorrà pochissimo tempo per preparare il composto da fermentare: il fallimento sarà veloce ed indolore.
Mettete il pentolone in cui avete travasato 3 lt dell'acqua di fonte e portate ad ebollizione.

Il composto in questo stato si chiama “mosto” oppure “wort” in inglese (anche se nel nostro caso “mostro” e “worst” sarebbero parole più adatte). A questo punto, se volete dare un tocco personale alla birra o se l'estratto di malto non era luppolato, potete aggiungere il luppolo al mosto. Mescolate sempre e fate bollire ancora per una decina di minuti.
Prima o poi il mosto entrerà nel cosiddetto “warm break”: comincerà a gonfiarsi ed a schiumare in maniera molto intensa. State molto attenti, continuando a mescolare e regolando la temperatura di conseguenza.
Grazie.
La preparazione della birra, nella sua dinamica, è un'esperienza molto emozionante. In effetti, è l'esperienza più vicina a quella di dare la vita ad un figlio che un uomo possa mai desiderare di raggiungere. Il tutto senza rischiare depressioni post-parto (tutt'altro).
Preparate un passino sulla bocca del fermentatore e versateci il mosto quando pronto.
Il mosto ora è ancora a temperature altissime, alle quali è impossibile introdurre il lievito senza ucciderlo brutalmente. È necessario aggiungere acqua fredda per bilanciare la temperatura e portarla a quella ideale: questa dipende dal lievito che state utilizzando, ma solitamente si aggira tra i 21 ed i 27°C. Ora che non bolle più, il mosto è nella sua fase più delicata: è vulnerabile alle contaminazioni (non sputateci dentro) ed è necessario sbrigarsi per aggiungere il lievito e chiudere ermeticamente il fermentatore come se doveste chiudere il portellone del vostro sottomarino nucleare in avaria (a chi non è mai capitato, no?).

È difficile fare delle stime della temperatura, per cui di solito si procede ad aggiungere acqua fino a raggiungere i complessivi 20 lt di contenuto nel fermentatore (tenendo conto dei 3 lt iniziali). Aspettate che il termometro sul fermentatore indichi la temperatura e valutate se aggiungere acqua a temperatura ambiente, acqua fredda o addirittura ghiaccio.
Una volta aggiunti gli ultimi 3 lt d'acqua (per un totale di 23 litri) è necessario mescolare il mosto a fondo. Fatelo usando il mestolone bucato e assicurandovi di ossigenare bene il composto. Come dicevamo, il lievito è un organismo delicato che per vivere e moltiplicarsi necessita anche di ossigeno — che viziato!
Abbiamo quasi finito. Prima di chiudere, è necessario misurare la densità del mosto. Riempite il misurino di mosto ed inserite il densimetro. Salvo errori, dovrebbe essere compresa tra 1030 e 1050 (ignoriamo completamente l'unità di misura in questione). Misurerete nuovamente la densità dopo la fermentazione, per verificare che la birra sia pronta e per calcolare, spannometricamente, il contenuto alcolico.
Se la densità dovesse essere fuori scala, avete due opzioni: buttare via tutto piangendo, oppure continuare comunque preparandovi però ad una birra dal gusto osceno e/o dal contenuto alcolico completamente sbilanciato.
Prendete il lievito e, augurandogli amorevolmente ogni bene, buttatelo nel mosto. Come sempre, dipende tutto dalla tipologia di lievito che utilizzate: quello incluso con l'estratto pronto di malto è solitamente una specie di Highlander ultra resistente che può essere versato nel mosto anche se secco.
Altri lieviti più sofisticati e delicati devono invece essere “avviati” qualche giorno prima (con acqua calda e zucchero). Questi lieviti possono dare un gusto migliore (o sicuramente diverso) al prodotto finale, ma c'è il rischio che muoiano subito e la fermentazione non si avvii per niente.
Questo dovrebbe essere il momento in cui, colti da un'improvvisa epifania, realizzate che il “lievito di birra” non si chiama così perché la signora Birra è l'effettiva proprietaria del lievito...
È importante fare in modo che la chiusura sia ermetica: se necessario usate del nastro isolante sia sulla chiusura del fermentatore che sul gorgogliatore. Una volta chiuso, non deve poter entrare né aria né altro nel fermentatore.
Per rendere il tutto sterile, si aggiunge dell'acqua con metabisolfito di potassio nel gorgogliatore. In alternativa, vecchi lupi di mare esperti nella fabbricazione di birra (come noi) ci mettono un superalcolico qualsiasi.
Fermentazione
Ora, finalmente del riposo. Sia per voi, che per la birra.
Spostate il fermentatore (con delicatezza) in un luogo con una temperatura quanto più costante, compresa tra i canonici 21 e 27°C. Attenzione a non esporre il contenitore alla luce del sole: il lievito è delicato e non apprezza le temperature tropicali, indipendentemente dal fatto che voi abbiate cosparso il fermentatore di protezione solare.
Se tutto va bene, l'indomani il lievito dovrebbe aver preso vita e aver cominciato il processo di fermentazione. Sentirete il rumore dei gas che fuoriescono dal gorgogliatore con una certa regolarità... Sì, sembra proprio un peto. E l'odore non è molto differente. Del resto la birra è o non è cacca di batterio? È tutto un processo estremamente escrementizio!
Ora si tratta di aspettare da un minimo di qualche giorno ad una settimana circa, fino a completamento della fermentazione. Dopodiché passeremo all'imbottigliamento... Alla prossima puntata!
La musica
Doveste dimenticare questi pochi semplici passi per la produzione della birra, tenere a mente questa canzone può esservi d'aiuto. Le istruzioni sono incluse:
A barrel of malt, a bushel of hops, you stir it around with a stick,
The kind of lubrication to make your engine tick.
Rebus by (Drunken) Dummies
Come sicuramente saprete, l'uso o l'abuso di birra possono avere come conseguenza (oltre al vomito molesto e all'aumentata frequenza con cui dovete urinare, si intende) un'incontenibile ilarità.
Forse è in uno di questi stati che abbiamo pensato ad un rebus da mettere nella ricetta. Un rebus che in qualche modo "c'entra" con la birra...
Chi la capisce è pregato di lasciarci un commento con innumerevoli insulti.
Siate umani.
Lukas Tiberio Klopfenstein
beer-man (o) ….. v’ammazzerei
francesco
complimenti
marco
prosit
Dino
Non so se siete dei geni o dei completi folli.
In entrambi i casi meritate la mia stima.
Lorenz
Potremmo risolvere il tuo dubbio… ma probabilmente non ci conviene!